Trattamenti applicati alle Neuroscienze del cervello a Milano e Torino
I Trattamenti applicati alle Neuroscienze del cervello costituiscono una metodologia di indagine che si prodiga nel capire il funzionamento della mente insieme al rapporto con la parte strutturale del cervello.
Le funzioni principali delle neuroscienze e del relativo Neuro-Test occorrono a stabilizzare le cause dei relativi sintomi di un ipotetico disturbo psicofisico, ed infine per capire il miglior intervento terapeutico da adottare.
All’interno della neuroscienza si utilizzano anche tecniche di natura sperimentale rispetto a quelle più sicure ed utilizzate, le quali possono comunque mutare in base all’osservazione di persone con traumi cerebrali, che dovranno svolgere compiti in maniera cognitiva.
Attraverso le Neuroscienze del cervello a Milano e Torino è possibile effettuare una completa riabilitazione neuropsicologica.
Le neuroscienze cognitive si distinguono e vengono applicate tra:
- neuroscienze e comunicazione
- psicologia e neuroscienze cognitive e sociali
- neuroscienze come scienza del cervello (la più riconosciuta per il momento e ciò di cui parlereremo).
Il cervello ed i codici biologici in neuroscienze
Le neuroscienze applicate allo studio del cervello ci portano ad ampliare in maniera esponenziale la nostra visione, ma soprattutto ad interpretare in maniera olistica (cioè del tutto), come assegnare la diagnosi precisa di molte malattie, insieme ai conflitti che il nostro cervello dovrà risolvere, indicandoci anche attraverso gli organi se il sentiero che stiamo imboccando sia quello corretto, ma soprattutto a capire sempre di più le neuroscienze e la riabilitazione neuropsicologica.
Iniziamo nel dare una spiegazione di come funziona il corpo e l’essere umano, in base al modello dei Codici Biologici che però non è il modello dominante, esso è comunque un modello obbediente ai tutti i principi che lo governano.
Possiamo iniziare a schematizzare i principi imprescindibili per dare alla malattia una lettura in termini di Codici Biologici.
Dal punto di vista della patogenesi e della filogenesi ogni tipo di malattia rientra in un programma controllato dal cervello, un codice biologico che punta a salvaguardare la vita.
L’organismo umano, attraverso il comando del cervello, tenta sempre un’auto riparazione e prevede sempre una via di fuga, si calcola che lo stesso organo cerebrale subisca differenti attacchi tumorali ed auto-riparativi nel corso di una vita, senza destare nell’individuo alcun che tipo di sospetto.
Quando questa auto-riparazione fisica non avviene, succede essenzialmente o per un errore interpretativo della malattia da parte della stessa elaborazione, con conseguente atto terapeutico sbagliato, o perché non si hanno più quelle vie di fuga che sono rappresentate dalle risorse, sia organiche che intellettuali.
Qualsiasi evento di tipo biologico che potrà trasformarsi in una malattia, ha sempre origine da un conflitto, questa modalità conflittuale può avere due origini:
- Il conflitto potrà essere di tipo biologico con delle situazioni inaspettate, improvviso e che potrebbe non rientrare in un’esperienza propria o in un vissuto genitoriale
- Il conflitto pur non essendo di tipo inaspettato o improvviso è però persistente e continuo; questa presenza che continua nella vita di una persona, ci potrà portare ad uno stato di esaurimento delle risorse che metterà l’organismo nella condizione di non essere più in grado di compensare.
Neuroscienze: un tipico esempio di esaurimento delle risorse è la vecchiaia.
Qualsiasi tipologia di conflitto biologico nel momento in cui si manifesterà, potrà presentarsi su molteplici livelli, ovvero tra mente, cervello e organo corrispondente, ma soprattutto tramite diversi parametri misurabili, anche laboratoristici:
- Nella mente: questo perché la persona non riesce ad abdicare un determinato pensiero che la fa soffrire.
- Nel cervello: perché nella corrispondente area di conflitto si evidenziano dei segni, osservabili con strumenti diagnostici.
- Nell’organo corrispondente: che comincia a manifestare una sua precisa sintomatologia.
Il conflitto una volta entrato nella nostra sfera biologica, si posiziona in una particolare area del cervello e nel corpo, in funzione del foglietto embrionale da cui deriva, varie parti del corpo con la stessa derivazione embrionale.
In funzione di essa ci saranno tempi per ammalarsi e corrispondenti tempi per guarire.
Occorre essere in grado di calcolare i tempi di riparazione che sono tempi fisiologici e non istituzionali o protocollari, per informare il malato della reale tempistica necessaria al fine di evitare di generare conflitti del tipo: “non sono in grado di guarire”, che sono conflitti di persistenza e di esaurimento delle risorse
Nelle malattie gli organi del cervello antico, quelli cioè governati dal tronco cerebrale e dal cervelletto, mostrano una crescita in fase di conflitto attivo (simpaticotonia), ed una necrosi o ulcerazione ad opera di funghi o micobatteri saprofitici nella fase ripartiva (vagotonia).
Gli organi controllati dal cervello giovane, quelli cioè governati dal midollo cerebrale e dalla corteccia, ulcerano in fase di conflitto attivo e riparano ad opera di virus e batteri che diventano patogeni dopo la lisi del conflitto.
Secondo le neuroscienze lo sviluppo della malattia si esplica in fasi
- Una prima fase simpaticotonica (piedi e mani fredde) ed una serie di sintomi specifici caratterizzati da senso di costrizione-
- Una fase vagotonica (calda) con sintomatologia specifica, caratterizzata da una fase espansiva ed una seconda fase vagale cicatriziale, introdotta da una crisi simpaticotonica.
I segni clinici conflittuali vedono un’alternanza di segnali neuroendocrini in relazione alle fasi della malattia, con predominanza del sistema simpatico o vagale.
Attraverso il Neuro-Test si tengono sotto controllo i sintomi e con essi la fase in cui si trova il malato e si ottimizzano gli interventi terapeutici.
La fase di simpaticotonia si manifesta con i seguenti segnali:
- carenza di appetito
- acidità di stomaco ma con la mancanza di reflusso
- mani sempre fredde
- sonno che si riduce ed in maniera agitata
- secchezza delle fauci
- eventi di tachicardia
- pressione alta
- e molti altri ancora
Si mette così in condizione la persona a far fronte al conflitto con le risorse necessarie, attivando le risposte neuroendocrine, allo scopo preciso di compiere un’azione, che cerchi di antagonizzare il conflitto.
Se questa azione non viene svolta, molte volte è perché il paziente non è riuscito a comprenderne l’importanza, per censure personali o sociali, se i segni di una simpaticotonia persistono logoreranno le risorse individuali.
La fase vagale è composta da due periodi, separati dalla crisi epilettoide.
Essa è la parte più delicata nell’elaborazione di un vero e proprio protocollo di approccio terapeutico.
L’aumentare delle sintomatologie provocherà una situazione di pericolo ed una velocissima perdita del controllo ed è anche una fase ove si compiono i più molteplici errori di tipo terapeutico, in questi casi gli atti da compiere in questa fase sono davvero pochissimi.
L’area conflittuale coinvolta permette di prevedere le caratteristiche della crisi che possono essere motorie, sensoriali o dolorose.
Alla crisi epilettoide segue la seconda fase vagotonica.
Per le caratteristiche appena espresse, le terapie farmacologiche possono essere utilizzate tenendo conto degli effetti neuroendocrini prima di quelli organici.