Cura naturale insufficienza arteriosa periferica
Il danno causato da una insufficienza arteriosa periferica è rappresentato dall’ostruzione del vaso arterioso che si traduce a sua volta, in una riduzione del flusso ematico e una conseguente possibile ischemia.
Vedremo come interagire con questa patologia, sia per quanto riguarda l’aspetto medico classico, che per la cura naturale per l’insufficienza arteriosa periferica.
L’ostruzione del vaso arterioso si forma per alterazione dell’endotelio arterioso che provoca la deposizione di piastrine e fibrina dentro il lume e formazione di trombi a cui si associa l’alterazione dello strato sottoendoteliale, che conduce ad indurimento e in alcuni punti alla formazione di ateromi.
Come tutte le patologie trattate naturalmente, anche quella dell’insufficienza arteriosa periferica prevede assieme al fitoterapico sintomatico da iniziare subito, il lavoro funzionale di fondo che comprende gli aspetti già noti:
- Disintossicazione epatica e tessutale
- Alimentazione detossinante
- Fitoterapico sintomatico
- Cura antiossidante antinfiammatoria
- Importante nella cura per l’insufficienza arteriosa, agire con rimedi antiossidanti e antinfiammatori, come trattamento generale e prevenzione delle recidive, specie in caso di sindrome metabolica.
Un indagine kinesiologica e una giusta cura fitoterapica, ci aiuteranno notevolmente a contrastare questa patologia debilitante.
Cause possibili della insufficienza arteriosa periferica
Le cause sono di tipo metabolico, come detto sopra, a cui si aggiunge il fumo altro fattore importante di danno endoteliale e l’ipertensione.
La patologia decorre per molti anni senza sintomi e in questo momento si potrebbe fare molto agendo sulle cause predisponenti specie il fumo.
Colpisce di preferenza gli arti inferiori e nella forma conclamata detta “arteriopatia obliterante periferica” causa difficoltà nella marcia con comparsa di dolori alla gamba e crampi.
Il sintomo è chiamato “claudicatio intermittens” in quanto costringe a ripetuti arresti della marcia.
Il dolore si presenta a livello del polpaccio, del fianco o della natica a seconda dell’arteria interessata.
La claudicatio si distingue in una forma più lieve se la distanza percorsa è maggiore di 150 metri, in una forma più grave se la distanza percorsa è inferiore.
Il dolore cessa velocemente col riposo, ci possono essere intorpidimento delle dita dei piedi e freddo alle estremità e nei casi gravi anche dolore a riposo. Per stabilire la gravità si usa la classificazione di Leriche-Fontaine riportata qui di seguito.
Stadio delle alterazioni arteriose
Sintomi minimi delle alterazioni arteriose:
- Senso di peso, freddo ed affaticamento delle estremità.
- Claudicatio Intermittens: ovvero un dolore crampiforme riferito ai muscoli del polpaccio e/o della coscia. Se la claudicatio compare prima dei 200 mt., a seguito del dolore il paziente è costretto ad arrestare la marcia per un tempo tanto più lungo quanto più grave e severa è l’ostruzione.
- Dolori a riposo con interessamento prevalentemente di dita, piede e tallone.
I dolori sono più forti di notte, quando il paziente è disteso. - Comparsa di lesioni gangrenose limitate all’avampiede e lesioni prossimali
La diagnosi medica dell’insufficienza arteriosa periferica
Una diagnosi di accertamento per verificare la presenza dell’insufficienza arteriosa periferica, viene fatta con il riscontro clinico dei sintomi, tramite vari metodi.
Si può misurare la pressione arteriosa a riposo a livello delle caviglie, che se risulta inferiore a quella brachiale ci conferma l’insufficienza arteriosa, se è compresa entro il 90% si tratta di insufficienza lieve, se tra il 90 e il 70% si parla di insufficienza madia, e diviene grave se inferiore al 70%.
Si esegue poi l’ecodoppler per evidenziare la posizione e l’entità della stenosi.
Terapia convenzionale per l’insufficienza arteriosa periferica
Della forma asintomatica si basa su antiaggreganti piastrinici e intervento sulle cause metaboliche. Nel caso della claudicatio si usano farmaci che favoriscono il flusso ematico del microcircolo come la pentossifillina.
In casi gravi con deambulazione inferiore a 50 metri si può prendere in considerazione la terapia chirurgica con riapertura o by-pass delle stenosi.